Coronavirus: un nome regale? sembra quasi una beffa! Ci siamo risvegliati in un nuovo regno, senza confini e nazionalità, tutti sudditi dello stesso sovrano, Coronavirus.
Ogni potere è concentrato nelle sue mani, da quello economico a quello religioso, da quello culturale a quello sociale; ma soprattutto ha il potere di decidere sulla nostra vita, sulla nostra morte. All’inizio di questo 2020 ci siamo ritrovati tutti conviventi sotto lo stesso tetto, tutti vulnerabili, tutti uguali?tutti della stessa razza! Senza entrare nel merito sanitario e nella valutazione delle misure preventive prese nei diversi paesi, compiti solo di esperti, ognuno di noi è consapevole che il Coronavirus è entrato fisicamente e psicologicamente, con irruenza, dentro tutte le case del mondo, dall’igloo alla capanna, dalla villa alla casa popolare e nel giro di qualche giorno si è impossessato dei nostri pensieri, dei nostri discorsi, delle nostre azioni, rivoluzionando ogni stile di vita, diffondendo panico e ansia. Trovarsi dinnanzi una simile potenza sta portando alla luce ogni nostra fragilità e, in questa comune condizione precaria, si accorciano
le distanze e svaniscono le differenze.
I muri di protezione si dissolvono e i confini che vorremmo chiudere scompaionocome per incantesimo.
Ma ogni esperienza, anche la più negativa, lascia segni positivi e permette all’umanità di fare passi in avanti. Gli sforzi internazionali che il mondo della ricerca sta portando avanti nelle ultime settimane, sicuramente darà un grosso impulso alle scoperte scientifiche a beneficio delle future generazioni; saranno ugualmente importanti i passi in avanti sul versante dei piani di emergenza nazionali ed internazionali per tutelare la salute dei cittadini e limitare la diffusione dell’epidemia.
Ma ognuno di noi, nel suo piccolo, qualunque sia l’età e il ruolo nella società, dovrà uscire rafforzato e maturato dal regno di Coronavirus.
Il senso di onnipotenza che sovente ci invade e determina pensieri e scelte si è dissolto in questi giorni e ci ha messo con le spalle al muro.
Finalmente, per assurdo,
siamo costretti a renderci conto che siamo tutti sulla stessa barca, in balia delle medesime onde, in mezzo allo stesso mare. I segnali in tal senso ci stanno arrivando da tempo; ultimamente la Natura ci lancia grida lancinanti con il mutamento climatico e l’estinzione di numerose specie, ma noi restiamo sordi ed impassibili, continuiamo a preoccuparci del nostro piccolo orto e ad innalzare recinti sempre più alti e spinosi.
Sarà il Coronavirus a risvegliarci e ad aprirci definitivamente occhi, mente e cuore?
Federica Spinozzi