Nilak Pillai nacque nel distretto di Kanyakumari dello Stato indiano del Tamil Nadu, il 23 aprile 1712, figlio di una famiglia facoltosa. Entrò al servizio del maharaja di Travancore come alto funzionario. Dopo aver conosciuto Eustachius de Lannoy, consulente militare del sovrano, si avvicinò al cattolicesimo.
Fu battezzato il 14 maggio 1745 e assunse il nome cristiano di Lazzaro, in lingua tamil Devasahayam, ossia «Aiuto di Dio». Cominciò un’intensa opera di evangelizzazione, portando alla fede anche sua moglie. A causa dell’ostilità dei brahmini, fu arrestato per alto tradimento. Per tre anni fu torturato e sottoposto a offese, ma continuò a predicare il Vangelo. Alla fine venne ucciso il 14 gennaio 1752. Fu beatificato il 2 dicembre 2012, sotto il pontificato di papa Benedetto XVI, diventando il primo martire laico di nazionalità indiana.
Dice di lui il Prefetto della Congregazione dei Santi:
La storia della sua conversione ricorda molto i martiri della chiesa primitiva. Conquistato dalla parola e dalla figura di Gesù, spiegò, il suo battesimo fu una vera rinascita per lui, ma anche una prova dolorosa. In effetti, solo quattro anni dopo aver ricevuto il battesimo, fu falsamente accusato, imprigionato e maltrattato. Nonostante tutto, la prigione divenne il suo territorio di missione. Ha costruito con il suo buon esempio e con la parola, narrando la vita di Gesù e la passione, morte e risurrezione del nostro Redentore.
Proprio in questo momento, il martire indù, “in primo luogo, è un modello di fermezza nella fede e perseveranza nella testimonianza. Secondo, il nostro Beato, come laico e padre di una famiglia, è anche un modello straordinario della partecipazione dei laici al ministero di evangelizzazione e carità cristiana. E infine – ha concluso il cardinale Amato – Il beato Lázaro Pillai è anche un modello di fraternità umana senza confini di cultura, casta, di qualsiasi distinzione, secondo le parole dell’apostolo e martire San Paolo, anche lui convertito, che scrisse ai Galati : “Non c’è più ebreo o pagano, schiavo o uomo libero, maschio o femmina, perché tutti voi siete uno solo in Cristo Gesù” (3:28)