“Querida Amazzonia” ogni giorno un pensiero dall’esortazione apostolica di Papa Francesco – 25 marzo

36. Come ogni realtà culturale, le culture dell’Amazzonia profonda hanno i loro limiti. Anche le culture urbane dell’Occidente li hanno. Fattori come il consumismo, l’individualismo, la discriminazione, la disuguaglianza e molti altri costituiscono aspetti fragili delle culture apparentemente più evolute. Le etnie che hanno sviluppato un tesoro culturale stando legate alla natura, con forte senso comunitario, avvertono con facilità le nostre ombre, che noi non riconosciamo in mezzo al preteso progresso. Di conseguenza, raccogliere la loro esperienza di vita ci farà bene.

37. A partire dalle nostre radici ci sediamo alla tavola comune, luogo di conversazione e di speranze condivise. In questo modo la diversità, che può essere una bandiera o una frontiera, si trasforma in un ponte. L’identità e il dialogo non sono nemici. La propria identità culturale si approfondisce e si arricchisce nel dialogo con realtà differenti e il modo autentico di conservarla non è un isolamento che impoverisce. … l’interesse ad avere cura dei valori culturali dei gruppi indigeni dovrebbe appartenere a tutti, perché la loro ricchezza è anche la nostra. Se non progrediamo in questo senso di corresponsabilità nei confronti della diversità che abbellisce la nostra umanità, non si può pretendere che i gruppi della foresta interna si aprano ingenuamente alla “civiltà”.

38. In Amazzonia, anche tra i vari popoli originari, è possibile sviluppare «relazioni interculturali nelle quali la diversità non rappresenta una minaccia, non giustifica gerarchie di potere esercitato dagli uni sugli altri, ma significa un dialogo, a partire da visioni culturali differenti, fatto di celebrazione, di interrelazioni, di rivitalizzazione della speranza».

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