95. Molte persone consacrate hanno speso le loro energie e buona parte della loro vita per il Regno di Dio in Amazzonia. La vita consacrata, capace di dialogo, di sintesi, di incarnazione e di profezia, occupa un posto speciale in questa configurazione plurale e armonica della Chiesa amazzonica. Le manca, però, un nuovo sforzo di inculturazione, che metta in gioco la creatività, l’audacia missionaria, la sensibilità e la forza peculiare della vita comunitaria.
96. Le comunità di base, quando hanno saputo integrare la difesa dei diritti sociali con l’annuncio missionario e la spiritualità, sono state vere esperienze di sinodalità nel cammino evangelizzatore della Chiesa in Amazzonia. Molte volte «hanno aiutato a formare cristiani impegnati nella fede, discepoli e missionari del Signore, come testimonia la dedizione generosa, fino a versare il proprio sangue, di tanti loro membri».
97. …«Stabilire, tra le Chiese locali dei diversi Paesi sudamericani che fanno parte del bacino amazzonico, una pastorale d’insieme differenziata nelle rispettive priorità». Questo vale specialmente per le relazioni tra le Chiese limitrofe.
98. Infine, desidero ricordare che non sempre possiamo pensare a progetti per comunità stabili, perché in Amazzonia c’è una grande mobilità interna, una costante migrazione molte volte pendolare, e «la regione è diventata di fatto un corridoio migratorio». La «transumanza amazzonica non è stata ben compresa né sufficientemente analizzata dal punto di vista pastorale». Perciò occorre pensare a gruppi missionari itineranti e «sostenere l’inserimento e l’itineranza delle persone consacrate vicino ai più poveri ed esclusi». D’altra parte, questo mette alla prova le nostre comunità urbane, che dovrebbero coltivare con intelligenza e generosità, specialmente nelle periferie, diverse forme di vicinanza e di accoglienza nei confronti delle famiglie e dei giovani che arrivano dall’interno.