Dalla introduzione
«Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (sal 8). Che potenza hanno oggi queste parole del salmo, dopo che ci siamo resi più lucidamente conto del nostro nulla, della nostra fragilità e impotenza, a motivo di un virus che ha messo tutto il mondo alle strette! Quanti avranno sorpreso in se stessi il desiderio che qualcuno si prendesse fino in fondo cura di loro e li strappasse dal nulla che incombeva minaccioso!
Dall’omelia di papa Francesco del 27 marzo 2020
Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. […] «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1 Pt 5,7).